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martedì 30 giugno 2009
INCA GAME
Indiana Jones che vola in Perù alla ricerca del teschio di cristallo
INCA GAME
Le Pietre - Inca Blocks
L'Impero degli Inca viene sempre ricordato come una delle più grandi civiltà della storia. Adoravano le pietre e apprezzavano la loro sostanza. Secondo alcune ipotesi fanta-archeologiche avevano scoperto addirittura l'antigravità!
Allora fate un salto nel passato e risolvete tutti i loro puzzle.
Lo scopo è spostare gli enormi blocchi di pietra verso la loro base, superando tutte le difficoltà del livello (come la forza di gravità).
Prima di ogni livello vi verrà spiegato l'obiettivo da raggiungere e il modo di giocare.
Si gioca con il MOUSE: cliccate per trascinare i blocchi nella posizione desiderata, e aumentate la forza impressa premendo SHIFT.
martedì 16 giugno 2009
EL ROMPE CALZON
Tra le cose che la suocera mi ha promesso di farmi trovare e che non vedo l'ora di riassaggiare c'è questo liquore originario della selva amazzonica che provai per la prima volta quando mi arrivò in Italia proprio come regalo della suocera direttamente dal Perù.
Un superalcolico dolce amaro che ricorda un po i nostri amari alle erbe del dopo cena stile fernet. Un liquore fatto con delle radici della foresta amazzonica, che oltre ad essere veramente molto molto forte ha la particolarità di essere, più che un digestivo, un afrodisiaco.
In effetti pare che le radici con cui è prodotto oltre ad avere le più diverse e sorprendenti proprietà curative siano anche dei fenomenali afrodisiaci.
Da cui, non a caso, il nome.
Le varie piante, prese singolarmente, sono da sempre rimedi e medicine e parte di pozioni magiche. Insieme, fatte macerare nell'alcool, danno vita a questo liquore il cui scopo principale non è più quello di essere medicinale ma quello di essere liquore. Infatti se ne berrete tantissimo non starete benissimo in virtù delle piante medicinali che contiene, ma più presumibilmente malissimo per via dell'alcool con cui è fatto.
Pare che non esista al di fuori del Perù e che fino a poco tempo fa fosse prodotto solo artigianalmente da chi ne custodiva il segreto.
E in effetti quello che ho bevuto io è stato fatto in casa proprio dalla mamma di mia moglie. E scusate se è poco.
Ultimamente però, stando a quello che trovo su Internet (http://peruinka.blogspot.com/2007/05/el-rc-rompe-calzn-licores-de-la-selva.html) pare che si sia cominciato anche a produrlo su scala un po più vasta. Lo stesso sito tra l'altro presenta anche altri liquori caratteristici della selva quali il 7raices e il Levantate Lazaro (che è un altro nome che è tutto un programma), nonchè gli ingredienti e il metodo di preparazione del mio RompeCalzon che riporto tra i miei appunti di modo che un giorno, magari coi consigli della suocera, potrò riprodurlo.
5 radici: abuta, chuchuhuasi, uña de gato, chayahuasca, cabobolo da macerare in aguardiente per 8 giorni per poi filtrare e aggiungere miele. sembra piuttosto semplice, la maggiore difficoltà sembra essere recuperare gli ingredienti.
ABUTA
Abuta è un rampicante legnoso le cui foglie possono raggiungere i 30 cm di lunghezza. Appartiene al genere dei Cissampelos, di cui la maggior parte delle specie si trovano ai tropici. Abuta si trova in Perù, Brasile, Ecuador e Colombia.
Come le altre piante del suo genere, contiene un gruppo di alcaloidi che sono stati oggetto di numerose ricerche nel corso degli anni. Da queste è emerso che gli elementi fitochimici che si trovano in abuta hanno proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie, e antipiretiche. Più di un centinaio di studi ha recentemente descritto anche una possibile azione contro la leucemia e altre cellule tumorali, ma ricerche più approfondite sono ancora in corso. Accanto a queste, sono state documentate proprietà ipotensive, antimicotiche e antimicrobiche.
In Sud America abuta viene chiamata “erba delle levatrici” per il suo tradizionale impiego per tutti i tipi di disturbi femminili, dai crampi mestruali ai dolori pre- e post- partum, all'eccessiva emorragia, fino alle emorragie uterine.
Abuta ha una lunga storia di impiego come rimedio popolare per la digestione e altri disturbi in tutto il Nord e Sud America. (http://www.naturvitae.com/index.php?mod=content&ID=22&cat=ERBE&lang=IT)
CHUCHUHUASI
Chuchuhuasi è un enorme albero della foresta pluviale che può raggiungere i 30 metri di altezza e cresce nelle aree tropicali della foresta pluviale in Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù. Sono stati dati numerosi nomi a questa specie e tutti si riferiscono allo stesso albero.
Chuchuhuasi ospita i più potenti elementi fitochimici come triterpeni, favonoli e alcaloidi sesquiterpeni. Due dei più conosciuti elementi in chuchuhuasi sono due alcaloidi di cui è stata documentata già negli anni '60 l'attività antitumorale, anche se non sono presenti in una quantità sufficiente per avere davvero un'azione terapeutica contro il cancro.
La lunga storia d'uso di chuchuhuasi ha alimentato un grande interesse nella comunità scientifica. Negli anni '60, una compagnia farmaceutica americana scoprì una potente proprietà di immunostimolante localizzata nell'estratto di foglie e corteccia, documentando che aumentava la fagocitosi (la capacità delle cellule immunitarie di attaccare i batteri e le cellule sconosciute). Ricerche del 1977 hanno riportato che l'estratto alcolico della corteccia possedeva un'azione antinfiammatoria e analgesica, scoperta che ha convalidato l'uso tradizionale per i dolori artritici. Azione questa, che è stata registrata negli anni '80 anche da un gruppo di ricercatori italiani che, in più, sostennero che quest'azione era parzialmente collegata ai triterpeni e agli antiossidanti isolati nella corteccia del tronco.
Nel 1993, un gruppo di ricerca giapponese ha isolato un nuovo gruppo di alcaloidi, a cui è probabilmente da ascrivere l'efficacia del chuchuhuasi nei trattamenti di artrite e reumatismi. Una compagnia farmaceutica statunitense, studiando le proprietà antinfimmatorie ed antireumatiche di questa pianta, ha determinato che questi alcaloidi possono inibire la produzione della proteina chinasi C
Altri elementi fitochimici attivi contro l'aldoso reduttasi (l'enzima implicato nel danneggiamento delle terminazioni nervose nei pazienti diabetici) sono stati poi scoperti da un gruppo di ricerca spagnolo nel 1998.
Infine, un test compiuto da ricercatori italiani negli anni '70 e poi ribadito nel 1999 e nel 2000, ha documentato l'azione di un estratto di chuchuhuasi contro il cancro della pelle.
Molti altri usi sono poi documentati nella medicina tradizionale, dove la corteccia della pianta è stata usata per secoli come rimedio. Il nome peruviano della pianta, ad esempio, significa “schiena tremante” e si riferisce al suo impiego tradizionale per l'artrite, i reumatismi e il mal di schiena. Gli indigeni dell'Amazzonia credono inoltre che il chuchuhuasi sia un afrodisiaco ed un tonico. (http://www.naturvitae.com/index.php?mod=content&ID=41&cat=ERBE&lang=IT)
UNA DE GATO
Cat's claw (Uncaria tomentosa) è un rampicante legnoso il cui nome deriva dalla forma uncinata delle spine che crescono attorno al rampicante e assomigliano agli artigli del gatto. Cat's claw cresce nella foresta pluviale e nelle aree tropicali dell'America Meridionale e Centrale, inclusi Perù, Colombia, Ecuador, Guinea, Trinidad, Venezuela, Suriname, Costa Rica, Guatemala e Panama.
In Messico e America Latina altre specie di piante vengono comunemente chiamate uña de gato, ma non appartengono né allo stesso genere né alla famiglia dell'Uncaria tometosa e hanno proprietà tossiche.
In cat's claw sono presenti diversi elementi chimici a cui si devono gran parte delle azioni e degli usi della pianta.
Fra i primi e più studiati elementi, ci sono un gruppo di oxidol-alcaloidi di cui è stato documentato l'effetto immunostimolante e anti-leucemico. Un altro gruppo di alcaloidi ha dimostrato azioni antinfiammatorie e antivirali, mentre un'altra classe di composti presenti in cat's claw è stata documentata per l'azione immunostimolante, antinfiammatorio, anti- cancerogene e di riparatori cellulari.
Un'importante serie di studi condotti fra il 1970 e il 1990 su cat's claw si devono al giornalista ed etnologo autodidatta Klaus Keplinger e, sulla sua scia, a ricercatori europei e peruviani. Da essi è emerso che, usata in piccole quantità, cat's claw aumentava la funzione immunitaria del 50%.
In aggiunta a questa azione immunostimolante, sono state documentate in vitro proprietà anti-cancerogene e anti-leucemiche. Una ricerca italiana del 2001 ha dimostrato che in vitro cat's claw può inibire del 90% le cellule cancerogene del seno. Uno studio svedese precedente del 1998 ha documentato il potere inibitore in vitro della crescita del linfoma e delle cellule leucemiche. Ricerche precedenti avevano d'altra parte già segnalato come cat's claw riduceva alcuni effetti collaterali delle terapie anti-cancro (perdita di capelli, perdita di peso, nausea, infezioni secondarie, perdita di globuli bianchi). Quest'azione è stata attribuita alla proprietà coadiuvante di cat's claw nella riparazione del DNA e nella prevenzione delle cellule dagli agenti mutageni.
Un'altra significativa area di studi si è focalizzata sulle proprietà antinfiammatorie di cat's claw. Tests hanno dimostrato che cat's claw può inibire l'infiammazione dal 46% all'89%, convalidando così l'uso tradizionale della pianta per artriti e reumatismi, oltre che per infiammazioni gastrointestinali.
Ricercatori argentini invece ne hanno studiato e documentato l'effetto antiossidante e inibitore del fattore di necrosi tumorale alfa. Una ricerca statunitense ha riportato questa proprietà non all'azione immunostimolante degli alcaloidi di cat's claw, ma a quelle antinfiammatorie di un gruppo di glicosidi che agirebbero sull'agente chimico infiammatorio che è il fattore primo di crescita tumorale. A questo stesso gruppo di elementi fitochimici sono state anche attribuite proprietà antivirali.
Altri alcaloidi contenuti in cat's claw sono inoltre stati studiati per le loro proprietà ipotensive, vasosilatatorie, oltre che per l'azione di abbassamento della frequenza cardiaca e dei livelli di colesterolo nel sangue.
Infine, le più recenti ricerche hanno studiato i possibili effetti di cat's claw su individui affetti da morbo di Alzheimer, oltre che su depressione, ansia, disturbi alimentari, dolori cronici e obesità.
(http://www.naturmedica.com/index.php?mod=erbe&ID=37&lang=IT)
CHAYAUASCA
Sulla Chayauasca non ho trovato interrogando Google nessuna risposta. Da ricerche collaterali credo che potrebbe corrispondere al Sanango, ingrediente della famosa Ayahuasca, divino allucinogeno o, più probabilmente, alla Clavo Huasca, potente afrodisiaco naturale che aumenterebbe la libido soprattutto femminile.... ad ogni modo....:
CLAVO HUASCA
Clavo huasca è un rampicante che può estendersi fino a 80 m in lunghezza ed è tipico della foresta amazzonica e di altre aree del Sud America. La corteccia e la radice hanno un distintivo aroma simile a quello del chiodo di garofano, da cui il suo nome comune chiodo di garofano bianco.
Nonostante la sua lunga storia come rimedio nella medicina popolare sudamericana, non sono stati ancora pubblicati studi clinici su clavo huasca.
Ancora oggi, questa pianta è usata in modo diffuso come afrodisiaco naturale sia per gli uomini che per le donne nel Sud America. In particolare, sembra essere molto efficace per le donne nel periodo pre-menopausa (ma non altrettanto per la perdita di libido dopo la menopausa). (http://www.naturvitae.com/index.php?mod=content&ID=44&cat=ERBE&lang=IT)
CABOBOLO
Infine anche del Cabobolo nè io nè Internet ne sappiamo un bel niente. Studi incrociati su diverse traduzioni mi hanno portato a pensare, ma potrei benissimo sbagliarmi, che potrebbe essere l'Iporuru, altro potente afrodisicaco naturale che aumenterebbe la libido soprattutto maschile questa volta. ....ad ogni modo....:
IPORURU
Iporuru è un arbusto che raggiunge gli 8-10 m di altezza che cresce principalmente sui rilievi più bassi e sui piani alluvionali del sistema di fiumi amazzonici in Perù, ed è tipico delle aree umide e tropicali di Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Paraguay e Venezuela. Iporuru può essere coltivato solo nella stagione secca, mentre passa la stagione delle piogge sott'acqua. La gente del luogo ritiene che le proprietà officinali localizzate nella corteccia siano presenti solo durante la stagione secca.
Finora è stata condotta ben poca ricerca per catalogare gli elementi fitochimici presenti in iporuru. Uno screening iniziale ha rivelato che contiene steroidi, saponine, fenoli, flavonoli, flavoni, tannini, xantoni e alcalodi. Le proprietà antinfiammatorie di iporuru sono attribuite a un gruppo di alcaloidi localizzati nella corteccia.
Similmente, non è stata condotta una gran ricerca clinica su iporuru, di contro alla sua lunga storia d'uso nei sistemi erboristici del Sud America. Tuttavia, quel poco che è stato studiato aiuta decisamente a spiegare alcuni dei suoi usi tradizionali. Studenti di farmacognosi in Svezia hanno documentato come un estratto alcolico di corteccia possa ridurre gonfiori e infiammazioni se applicato topicamente. E' stato inoltre segnalato come questo estratto sia in grado di inibire la sintesi di prostaglandina COX-1. Le prostaglandine, prodotte dall'attività dell'enzima cicloossigenasi (COX), sono collegate ai processi e alle malattie infiammatorie. L'azione inibitoria della prostaglandina può in parte spiegare l'uso tradizionale di iporuru per le infiammazioni alle giunture e i disturbi ossei come l'osteoartrite, l'artrite e i reumatismi.
Un'altra ricerca, condotta in Canada, ha segnalato come iporuru possa anche avere azioni antimicotiche, antivirali e antitumorali. I ricercatori canadesi durante l'analisi dell'inibizione del tumore del colletto, hanno testato l'attività di un estratto alcolico e di uno acquoso di corteccia di iporuru a piccoli dosaggi. In un altro test, solo l'estratto alcolico è stato dimostrato attivo. Questi tests hanno rivelato che l'estratto alcolico manifesta un'azione antimicotica contro diversi ceppi di funghi, mentre quello acquoso è inattivo. Allo stesso modo, l'estratto alcolico ha rivelato una migliore azione antivirale rispetto a quello acquoso. Ma nessuno dei due ha mostrato alcuna azione antibatterica o anti-lieviti.
Per secoli gli indigeni dell'Amazzonia hanno utilizzato la corteccia e le foglie di iporuru per differenti scopi. Comunemente, iporuru viene utilizzato assieme ad altre piante durante l'addestramento sciamanico e, alle volte, è uno degli ingredienti dell'ayahuasca (un decotto multi-erbe allucinogeno usato dagli sciamani). In tutta l'Amazzonia la corteccia o le foglie vengono preparate in tinture (generalmente assieme al rum locale, chiamato aguardiente) come rimedio locale per reumatismi, artriti, raffreddori e dolori muscolari. E' inoltre famoso fra gli indigeni peruviani per dare sollievo ai sintomi dell'osteoartrite e aiutare la flessibilità e la mobilità.
(http://www.naturvitae.com/index.php?mod=content&ID=147&cat=ERBE&lang=IT)
Tra le cose che la suocera mi ha promesso di farmi trovare e che non vedo l'ora di riassaggiare c'è questo liquore originario della selva amazzonica che provai per la prima volta quando mi arrivò in Italia proprio come regalo della suocera direttamente dal Perù.
Un superalcolico dolce amaro che ricorda un po i nostri amari alle erbe del dopo cena stile fernet. Un liquore fatto con delle radici della foresta amazzonica, che oltre ad essere veramente molto molto forte ha la particolarità di essere, più che un digestivo, un afrodisiaco.
In effetti pare che le radici con cui è prodotto oltre ad avere le più diverse e sorprendenti proprietà curative siano anche dei fenomenali afrodisiaci.
Da cui, non a caso, il nome.
Le varie piante, prese singolarmente, sono da sempre rimedi e medicine e parte di pozioni magiche. Insieme, fatte macerare nell'alcool, danno vita a questo liquore il cui scopo principale non è più quello di essere medicinale ma quello di essere liquore. Infatti se ne berrete tantissimo non starete benissimo in virtù delle piante medicinali che contiene, ma più presumibilmente malissimo per via dell'alcool con cui è fatto.
Pare che non esista al di fuori del Perù e che fino a poco tempo fa fosse prodotto solo artigianalmente da chi ne custodiva il segreto.
E in effetti quello che ho bevuto io è stato fatto in casa proprio dalla mamma di mia moglie. E scusate se è poco.
Ultimamente però, stando a quello che trovo su Internet (http://peruinka.blogspot.com/2007/05/el-rc-rompe-calzn-licores-de-la-selva.html) pare che si sia cominciato anche a produrlo su scala un po più vasta. Lo stesso sito tra l'altro presenta anche altri liquori caratteristici della selva quali il 7raices e il Levantate Lazaro (che è un altro nome che è tutto un programma), nonchè gli ingredienti e il metodo di preparazione del mio RompeCalzon che riporto tra i miei appunti di modo che un giorno, magari coi consigli della suocera, potrò riprodurlo.
5 radici: abuta, chuchuhuasi, uña de gato, chayahuasca, cabobolo da macerare in aguardiente per 8 giorni per poi filtrare e aggiungere miele. sembra piuttosto semplice, la maggiore difficoltà sembra essere recuperare gli ingredienti.
ABUTA
Abuta è un rampicante legnoso le cui foglie possono raggiungere i 30 cm di lunghezza. Appartiene al genere dei Cissampelos, di cui la maggior parte delle specie si trovano ai tropici. Abuta si trova in Perù, Brasile, Ecuador e Colombia.
Come le altre piante del suo genere, contiene un gruppo di alcaloidi che sono stati oggetto di numerose ricerche nel corso degli anni. Da queste è emerso che gli elementi fitochimici che si trovano in abuta hanno proprietà antidolorifiche, antinfiammatorie, e antipiretiche. Più di un centinaio di studi ha recentemente descritto anche una possibile azione contro la leucemia e altre cellule tumorali, ma ricerche più approfondite sono ancora in corso. Accanto a queste, sono state documentate proprietà ipotensive, antimicotiche e antimicrobiche.
In Sud America abuta viene chiamata “erba delle levatrici” per il suo tradizionale impiego per tutti i tipi di disturbi femminili, dai crampi mestruali ai dolori pre- e post- partum, all'eccessiva emorragia, fino alle emorragie uterine.
Abuta ha una lunga storia di impiego come rimedio popolare per la digestione e altri disturbi in tutto il Nord e Sud America. (http://www.naturvitae.com/index.php?mod=content&ID=22&cat=ERBE&lang=IT)
CHUCHUHUASI
Chuchuhuasi è un enorme albero della foresta pluviale che può raggiungere i 30 metri di altezza e cresce nelle aree tropicali della foresta pluviale in Bolivia, Colombia, Ecuador e Perù. Sono stati dati numerosi nomi a questa specie e tutti si riferiscono allo stesso albero.
Chuchuhuasi ospita i più potenti elementi fitochimici come triterpeni, favonoli e alcaloidi sesquiterpeni. Due dei più conosciuti elementi in chuchuhuasi sono due alcaloidi di cui è stata documentata già negli anni '60 l'attività antitumorale, anche se non sono presenti in una quantità sufficiente per avere davvero un'azione terapeutica contro il cancro.
La lunga storia d'uso di chuchuhuasi ha alimentato un grande interesse nella comunità scientifica. Negli anni '60, una compagnia farmaceutica americana scoprì una potente proprietà di immunostimolante localizzata nell'estratto di foglie e corteccia, documentando che aumentava la fagocitosi (la capacità delle cellule immunitarie di attaccare i batteri e le cellule sconosciute). Ricerche del 1977 hanno riportato che l'estratto alcolico della corteccia possedeva un'azione antinfiammatoria e analgesica, scoperta che ha convalidato l'uso tradizionale per i dolori artritici. Azione questa, che è stata registrata negli anni '80 anche da un gruppo di ricercatori italiani che, in più, sostennero che quest'azione era parzialmente collegata ai triterpeni e agli antiossidanti isolati nella corteccia del tronco.
Nel 1993, un gruppo di ricerca giapponese ha isolato un nuovo gruppo di alcaloidi, a cui è probabilmente da ascrivere l'efficacia del chuchuhuasi nei trattamenti di artrite e reumatismi. Una compagnia farmaceutica statunitense, studiando le proprietà antinfimmatorie ed antireumatiche di questa pianta, ha determinato che questi alcaloidi possono inibire la produzione della proteina chinasi C
Altri elementi fitochimici attivi contro l'aldoso reduttasi (l'enzima implicato nel danneggiamento delle terminazioni nervose nei pazienti diabetici) sono stati poi scoperti da un gruppo di ricerca spagnolo nel 1998.
Infine, un test compiuto da ricercatori italiani negli anni '70 e poi ribadito nel 1999 e nel 2000, ha documentato l'azione di un estratto di chuchuhuasi contro il cancro della pelle.
Molti altri usi sono poi documentati nella medicina tradizionale, dove la corteccia della pianta è stata usata per secoli come rimedio. Il nome peruviano della pianta, ad esempio, significa “schiena tremante” e si riferisce al suo impiego tradizionale per l'artrite, i reumatismi e il mal di schiena. Gli indigeni dell'Amazzonia credono inoltre che il chuchuhuasi sia un afrodisiaco ed un tonico. (http://www.naturvitae.com/index.php?mod=content&ID=41&cat=ERBE&lang=IT)
UNA DE GATO
Cat's claw (Uncaria tomentosa) è un rampicante legnoso il cui nome deriva dalla forma uncinata delle spine che crescono attorno al rampicante e assomigliano agli artigli del gatto. Cat's claw cresce nella foresta pluviale e nelle aree tropicali dell'America Meridionale e Centrale, inclusi Perù, Colombia, Ecuador, Guinea, Trinidad, Venezuela, Suriname, Costa Rica, Guatemala e Panama.
In Messico e America Latina altre specie di piante vengono comunemente chiamate uña de gato, ma non appartengono né allo stesso genere né alla famiglia dell'Uncaria tometosa e hanno proprietà tossiche.
In cat's claw sono presenti diversi elementi chimici a cui si devono gran parte delle azioni e degli usi della pianta.
Fra i primi e più studiati elementi, ci sono un gruppo di oxidol-alcaloidi di cui è stato documentato l'effetto immunostimolante e anti-leucemico. Un altro gruppo di alcaloidi ha dimostrato azioni antinfiammatorie e antivirali, mentre un'altra classe di composti presenti in cat's claw è stata documentata per l'azione immunostimolante, antinfiammatorio, anti- cancerogene e di riparatori cellulari.
Un'importante serie di studi condotti fra il 1970 e il 1990 su cat's claw si devono al giornalista ed etnologo autodidatta Klaus Keplinger e, sulla sua scia, a ricercatori europei e peruviani. Da essi è emerso che, usata in piccole quantità, cat's claw aumentava la funzione immunitaria del 50%.
In aggiunta a questa azione immunostimolante, sono state documentate in vitro proprietà anti-cancerogene e anti-leucemiche. Una ricerca italiana del 2001 ha dimostrato che in vitro cat's claw può inibire del 90% le cellule cancerogene del seno. Uno studio svedese precedente del 1998 ha documentato il potere inibitore in vitro della crescita del linfoma e delle cellule leucemiche. Ricerche precedenti avevano d'altra parte già segnalato come cat's claw riduceva alcuni effetti collaterali delle terapie anti-cancro (perdita di capelli, perdita di peso, nausea, infezioni secondarie, perdita di globuli bianchi). Quest'azione è stata attribuita alla proprietà coadiuvante di cat's claw nella riparazione del DNA e nella prevenzione delle cellule dagli agenti mutageni.
Un'altra significativa area di studi si è focalizzata sulle proprietà antinfiammatorie di cat's claw. Tests hanno dimostrato che cat's claw può inibire l'infiammazione dal 46% all'89%, convalidando così l'uso tradizionale della pianta per artriti e reumatismi, oltre che per infiammazioni gastrointestinali.
Ricercatori argentini invece ne hanno studiato e documentato l'effetto antiossidante e inibitore del fattore di necrosi tumorale alfa. Una ricerca statunitense ha riportato questa proprietà non all'azione immunostimolante degli alcaloidi di cat's claw, ma a quelle antinfiammatorie di un gruppo di glicosidi che agirebbero sull'agente chimico infiammatorio che è il fattore primo di crescita tumorale. A questo stesso gruppo di elementi fitochimici sono state anche attribuite proprietà antivirali.
Altri alcaloidi contenuti in cat's claw sono inoltre stati studiati per le loro proprietà ipotensive, vasosilatatorie, oltre che per l'azione di abbassamento della frequenza cardiaca e dei livelli di colesterolo nel sangue.
Infine, le più recenti ricerche hanno studiato i possibili effetti di cat's claw su individui affetti da morbo di Alzheimer, oltre che su depressione, ansia, disturbi alimentari, dolori cronici e obesità.
(http://www.naturmedica.com/index.php?mod=erbe&ID=37&lang=IT)
CHAYAUASCA
Sulla Chayauasca non ho trovato interrogando Google nessuna risposta. Da ricerche collaterali credo che potrebbe corrispondere al Sanango, ingrediente della famosa Ayahuasca, divino allucinogeno o, più probabilmente, alla Clavo Huasca, potente afrodisiaco naturale che aumenterebbe la libido soprattutto femminile.... ad ogni modo....:
CLAVO HUASCA
Clavo huasca è un rampicante che può estendersi fino a 80 m in lunghezza ed è tipico della foresta amazzonica e di altre aree del Sud America. La corteccia e la radice hanno un distintivo aroma simile a quello del chiodo di garofano, da cui il suo nome comune chiodo di garofano bianco.
Nonostante la sua lunga storia come rimedio nella medicina popolare sudamericana, non sono stati ancora pubblicati studi clinici su clavo huasca.
Ancora oggi, questa pianta è usata in modo diffuso come afrodisiaco naturale sia per gli uomini che per le donne nel Sud America. In particolare, sembra essere molto efficace per le donne nel periodo pre-menopausa (ma non altrettanto per la perdita di libido dopo la menopausa). (http://www.naturvitae.com/index.php?mod=content&ID=44&cat=ERBE&lang=IT)
CABOBOLO
Infine anche del Cabobolo nè io nè Internet ne sappiamo un bel niente. Studi incrociati su diverse traduzioni mi hanno portato a pensare, ma potrei benissimo sbagliarmi, che potrebbe essere l'Iporuru, altro potente afrodisicaco naturale che aumenterebbe la libido soprattutto maschile questa volta. ....ad ogni modo....:
IPORURU
Iporuru è un arbusto che raggiunge gli 8-10 m di altezza che cresce principalmente sui rilievi più bassi e sui piani alluvionali del sistema di fiumi amazzonici in Perù, ed è tipico delle aree umide e tropicali di Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Paraguay e Venezuela. Iporuru può essere coltivato solo nella stagione secca, mentre passa la stagione delle piogge sott'acqua. La gente del luogo ritiene che le proprietà officinali localizzate nella corteccia siano presenti solo durante la stagione secca.
Finora è stata condotta ben poca ricerca per catalogare gli elementi fitochimici presenti in iporuru. Uno screening iniziale ha rivelato che contiene steroidi, saponine, fenoli, flavonoli, flavoni, tannini, xantoni e alcalodi. Le proprietà antinfiammatorie di iporuru sono attribuite a un gruppo di alcaloidi localizzati nella corteccia.
Similmente, non è stata condotta una gran ricerca clinica su iporuru, di contro alla sua lunga storia d'uso nei sistemi erboristici del Sud America. Tuttavia, quel poco che è stato studiato aiuta decisamente a spiegare alcuni dei suoi usi tradizionali. Studenti di farmacognosi in Svezia hanno documentato come un estratto alcolico di corteccia possa ridurre gonfiori e infiammazioni se applicato topicamente. E' stato inoltre segnalato come questo estratto sia in grado di inibire la sintesi di prostaglandina COX-1. Le prostaglandine, prodotte dall'attività dell'enzima cicloossigenasi (COX), sono collegate ai processi e alle malattie infiammatorie. L'azione inibitoria della prostaglandina può in parte spiegare l'uso tradizionale di iporuru per le infiammazioni alle giunture e i disturbi ossei come l'osteoartrite, l'artrite e i reumatismi.
Un'altra ricerca, condotta in Canada, ha segnalato come iporuru possa anche avere azioni antimicotiche, antivirali e antitumorali. I ricercatori canadesi durante l'analisi dell'inibizione del tumore del colletto, hanno testato l'attività di un estratto alcolico e di uno acquoso di corteccia di iporuru a piccoli dosaggi. In un altro test, solo l'estratto alcolico è stato dimostrato attivo. Questi tests hanno rivelato che l'estratto alcolico manifesta un'azione antimicotica contro diversi ceppi di funghi, mentre quello acquoso è inattivo. Allo stesso modo, l'estratto alcolico ha rivelato una migliore azione antivirale rispetto a quello acquoso. Ma nessuno dei due ha mostrato alcuna azione antibatterica o anti-lieviti.
Per secoli gli indigeni dell'Amazzonia hanno utilizzato la corteccia e le foglie di iporuru per differenti scopi. Comunemente, iporuru viene utilizzato assieme ad altre piante durante l'addestramento sciamanico e, alle volte, è uno degli ingredienti dell'ayahuasca (un decotto multi-erbe allucinogeno usato dagli sciamani). In tutta l'Amazzonia la corteccia o le foglie vengono preparate in tinture (generalmente assieme al rum locale, chiamato aguardiente) come rimedio locale per reumatismi, artriti, raffreddori e dolori muscolari. E' inoltre famoso fra gli indigeni peruviani per dare sollievo ai sintomi dell'osteoartrite e aiutare la flessibilità e la mobilità.
(http://www.naturvitae.com/index.php?mod=content&ID=147&cat=ERBE&lang=IT)
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